La televisione non esiste: sono solo figurine

Arte e tecnologia
risposte di Giacomo Verde alle tre domande poste da Amanda Reggiori agli artisti in mostra a "Segnali d'opera" - Civica Galleria d'Arte Moderna di Gallarate Nov.'97 - per Virtual N°47 Nov '97

D- Secondo McLuhan tocca agli artisti disegnare e progettare il futuro attraverso l'uso delle nuove tecnologie. E' d'accordo? E quali  scenari prevede?

R- Il futuro non esiste piu', oramai esiste solo il presente che non puo' essere immaginato secondo la classica cultura del progetto. Mi pare che con l'uso delle tecnologie si debba agire in uno stato di tensione est-etica piuttosto che di creazione progettuale a lungo termine che presuppone un approccio ideologico al mondo. Inoltre penso che gli artisti non hanno mai progettato il futuro forse lo hanno immaginato ma quasi sempre era solo un altro modo per raccontare il presente.
Il futuro tecnologico e' progettato dalle leggi economiche imposte dal profitto multinazionale, come si puo' pensare che ci sia posto per una attenzione est-etica, che non sia solo decorativa, in quei centri di potere? O le persone di potere diventano "artisti" oppure dal basso gli "artisti-consumatori" riusciranno ad imporre delle modalita' di sviluppo alternative a quelle del profitto multinazionale. Quello che immagino piu' credibile e' una continua lotta di poteri est-etici economici piu' o meno evidente, in continua mutazione e senza fine. Ma forse e' solo il presente.

D- Le tecnologie prevaricheranno il ruolo dell'artista o l'artista riuscira' a trovare un linguaggio adatto all'era digitale?

R- Le tecnologie non hanno mai prevaricato il ruolo degli artisti piuttosto gli hanno proposto nuovi ambiti di azione. Chiunque viva il proprio tempo con un minimo di attenzione trova il modo di accordarsi con le tecnologie del momento che d'altra parte non sono Dio.

D- Cosa e' l'interattivita', come cambia e cambiera' il rapporto tra artista fruitore e opera?

R- Ci sono diversi livelli di interattivita', dal premere un tasto o fare un gesto per attivare una funzione programmata fino all'uso di strumenti e ambienti che permettono una fruizione personalizzata e diversificata.  Penso che realizzare opere interattive significhi realizzare contesti, piuttosto che oggetti, che possano permettere agli spettatori e allo stesso autore di fare esperienze cognitive ed emotive soddisfacenti. 
Se un' "oper'azione" ha un alto livello di interattivita' nel momento dell'esposizione l'autore si trova a sperimentarne e a scoprirne il senso, oltre che su se stesso, anche attraverso il comportamento degli spettatori-ospiti. In teoria il valore dell'opera dovrebbe essere maggiore della somma dei fruitori+l'autore e diversa per ognuno fino al punto di eliminare quasi la distinzione tra autore e fruitore nell'opera.
E come se da una parte diminuisse la responsabilita' dell'autore per fare aumentare quella del fruitore.

Per valutare un'opera interattiva il fruitore, come l'autore, deve fare attenzione oltre che alla proprie reazioni anche a quelle degli altri fruitori nel senso che l'opera in realta' non e' l'ambiente o l'oggetto ma i comportamenti che l'opera attiva in tutti quelli che la incontrano.
Comunque continueranno sempre ad esistere con soddisfazione anche opere-oggetto non interattive, forse cambieranno le modalita' di interpretazione che andranno oltre la tradizionale analisi spazio-forma-colore nell'ambito dell'estetica del linguaggio. 
Come in effetti nelle opere interattive l'estetica del  linguaggio e' solo una delle componenti del contesto percettivo.

Giacomo Verde
Treviso 22 sett. 97
 
 

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immagini dell'installazione "Loop Interattivo" 1995


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Giacomo Verde
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