Giacomo Verde

Free Cell Video Art
collaborazione di Giordana Guerriero e Francesca Maccarrone

Un'esperienza di Video Arte con il cellulare

Testo pubblicato nel libro
"I film in tasca – videofonino, cinema e televisione”
a cura di
Maurizio Ambrosini, Giovanna Maina, Elena Marcheschi




Caratteristica della prima video arte era la ricerca di un proprio specifico ambito espressivo. Ovvero, cosa distingue l'arte del video dalle altre arti visive? E così molti artisti individuarono nel supporto elettronico e nella post-produzione elettronica e poi digitale lo specifico della video arte, facendo attenzione a elaborare proprie forme espressive. Soprattutto per distinguersi dal cinema e dalla televisione. Da quelle prime definizioni ed esperimenti degli anni '60 sono passate ormai tante sequenze video e, da quella prima sorgente, sono nate così tante diramazioni e flussi estetici da far quasi perdere l'origine e l'esigenza di uno specifico ambito di ricerca linguistica ed estetica. Oggi pare che chiunque lavori nell'ambito artistico e utilizzi il video possa essere compreso nella video arte. Comunque l'arrivo sul mercato di nuove macchine per la realizzazione e il trattamento delle immagini video ha sempre riproposto il problema di un loro uso “artistico”.

Cercando di evitare la semplificazione proposta dai “video fatti da artisti”, a me è sembrato più interessante cercare di capire le possibilità “creative” dello specifico “videocellulare”, mettendo a frutto e in discussione la mia esperienza di video artista.

La prima cosa che ho notato nei cellulari è che lo schermo di registrazione coincide con lo schermo di lettura. Solitamente, nella storia delle immagini in movimento, i due schermi sono sempre stati diversi oltre che per grandezza anche per la qualità del colore. L'effettiva verifica del risultato visivo delle riprese avveniva sempre su uno schermo differente e quasi sempre in un altro luogo, con il cellulare invece coincidono. Anzi ho notato che devono coincidere se si vuole produrre qualcosa di specifico per questa fruizione. Solo così si può essere certi dell'effettivo valore delle riprese. Ancora una volta si tratta di imparare a “vedere come la macchina” per sfruttarne le potenzialità. E in questo caso i tempi di apprendimento, lo scarto tra errore e verifica, sono quasi azzerati.

Come spesso accade con le “macchine”, i loro limiti possono essere ottimi spunti per la creazione. Il piccolo schermo del cellulare e la bassa definizione dell'immagine (che comunque nei modelli medi è pari a quella dei vecchi televisori) vengono comunque compensate dalla portabilità e dalla facilità di adottare punti di vista inusuali. E lo spettatore alla fine si trova a rivivere virtualmente, e a volte realmente, le stesse condizioni psicofisiche di chi ha fatto le riprese.

È giocando proprio su queste premesse che sono nati i video del progetto Free Cell. Video Art.1

Per me “creazione” vuol dire sperimentare modalità insolite dell'utilizzo delle macchine. È in questo modo che penso si possano creare “esperienze visive” che ampliano la propria percezione del mondo.

Così, con la collaborazione di Giordana Guerriero e Francesca Maccarrone, ho iniziato a fare video con e per il cellulare.

Il primo passo è stato quello di fare riprese diverse da quelle di una normale videocamera. Così Francesca si è legata il cellulare a una caviglia e ha fatto una passeggiata per casa, sperimentando questo insolito punto di vista. Intanto io provavo a lanciare in aria continuamente il videocellulare, facendo attenzione a non farlo cadere a terra. I risultati erano interessanti, ma insufficienti per essere considerati già opere di video arte. Ovvero non riuscivano ad alludere ad altro da se stessi. Ci siamo dati anche il compito di realizzare opere con tecnologia disponibile a chiunque perché pensiamo che l'arte non stia nelle macchine, ma nella modalità del loro utilizzo e nella creazione di linguaggio. Quindi abbiamo lavorato con due cellulari di modello medio basso e il montaggio è stato fatto con portatili standard. Dopo un po' di discussioni abbiamo pensato di trasferirci all'esterno e fare altre prove di ripresa. Così Giordana e Francesca hanno passeggiato per il centro di Lucca con il cellulare legato sulla schiena e io mi son ritrovato a riprendere un piccione che correva, cercando di inquadrarlo fino a quando non decideva di volare via. Inoltre abbiamo fatto delle riprese che comprendevano la mano sinistra dell'autore, che si muoveva come se cliccasse sui particolari degli ambienti inquadrati, in modo da evidenziare la coincidenza del punto di ripresa con quello di fruizione. Sono state delle piccole performance pubbliche. Come in effetti è stata una performance il primo vero video-cell che ho realizzato prima di queste prove: Nuovo Visivo. Quasi un classico da video art, nato proprio per provare cosa si può fare usando il videocellulare in maniera tradizionale: montaggio in macchina della giornata inaugurale di una mostra d'arte dislocata in diversi luoghi di Lucca. Nel video si mescolano la ripresa di opere d'arte con la ripresa creativa del contesto e del percorso cittadino da un luogo all'altro. Scritte sui muri e cartelli vari fanno da commento alle immagini. Il tutto ha acquistato un ulteriore clima surreale e un carattere di “visione” quando ho modificato il sonoro originale, duplicandolo e sfalsandolo rispetto alle immagini. È stato sorprendente verificare che i dieci minuti della sua durata, che mi sembravano eccessivi per una fruizione da cellulare, erano invece piacevolmente sostenibili. Dicevo che è stata una performance perché, come in altre creazioni video, quando si fa il montaggio in macchina, utilizzando la pausa, si entra in uno stato di percezione alterata che ti porta a leggere la realtà che ti circonda e gli eventi che accadono come materiale audiovisivo da collegare in sequenza, secondo una logica che si va formando strada facendo. Quello che ti circonda diventa valido in quanto trasformabile in “rappresentazione”, ovvero se assume un carattere di “visione interessante”, ovvero se entra in quel campo che sconfina nell'immaginario. Inoltre la persona che riprende in questo “stato di attenzione”, con camera in mano, contagia le persone vicine che si sentono autorizzate a comportarsi, quando diventano soggetti di ripresa, in maniera “teatrale”, oppure a cercare di capire cosa c'è di interessante in quel momento e in quel luogo tanto da essere ripreso. La differenza con la normale videocamera è che con il cellulare la pausa è infinita (la camera invece si spegne dopo circa cinque minuti) e la semplicità, l'immediatezza della ripresa è molto più alta. Il carattere performativo della ripresa viene accentuato anche dalle posture che vengono assunte se si cercano immagini interessanti. Il cellulare in mano sembra una specie di lente di ingrandimento attraverso cui si filtra la realtà. Se si cercano immagini insolite non è sufficiente posizionarlo davanti a sé nella maniera classica, ma bisogna chinarsi, piegarsi, avvicinarsi molto alle cose trasformando così chi riprende in una sorta di “performer della visione”. Tutto il corpo partecipa alla creazione dell'immagine, esponendosi a sua volta di fronte alle altre persone. Naturalmente questo è sempre avvenuto da quando esistono le macchine da ripresa, ma le dimensioni ridotte del videocellulare ne accentuano la percezione.

Nella storia della video arte un capitolo importante è dedicato alla registrazione di performance in cui gli artisti stessi si riprendono, o si fanno riprendere, durante azioni che a volte mettono alla prova i limiti del proprio corpo (penso a Vito Acconci), ma con il videocellulare la ripresa e la performance potrebbero coincidere nella stessa opera in una maniera davvero nuova.

Dopo aver fatto le riprese in città ci siamo posti il problema di come trasformarle in video conclusi, in opere che potessero raccontare altro dal semplice effetto visivo generato dalla macchina. Per esempio, la ripresa con il cellulare legato sulla schiena aveva generato delle immagini alterate, come fossero riprese subacquee. Le riprese fatte lanciandolo in aria avevano generato delle immagini molto distorte che mixavano a volte nello stesso frame due visioni ruotate, mentre il sonoro dava un senso ritmico inaspettato. La soggettiva della camminata per la casa, con la sua bassa definizione che faceva comprendere un'andata e un ritorno, aveva un suo fascino. E così la ripresa del piccione o della mano sinistra che a volte sembrava fatta in chromakey.

Naturalmente ogni video ha la sua piccola storia, ma in generale la soluzione è stata quella di creare un “contesto” che permettesse alle riprese di generare un senso estetico soddisfacente, che tenesse conto delle dimensioni e della qualità dello schermo. Il montaggio e la titolazione sono stati fatti con Windows Movie Maker o con iMovie. E la piccola finestra di dialogo in cui si vedono normalmente le sequenze stavolta non riduceva la visione, ma ne dava la giusta dimensione o piuttosto ne amplificava i difetti. Per ogni ripresa si è cercato di capire cosa evocasse, qual era il sottotesto che nascondeva e si è quindi cercato di dargli voce senza banalizzarlo. Questa è una tecnica di composizione tipica di certa video arte che si distingue dalla classica sceneggiatura che prevede una progettualità o una scrittura più o meno forte prima di passare alle riprese. In questo caso, la “scrittura” avviene dopo le riprese e infatti è meglio parlare di “composizione”, in quanto si tratta di mettere assieme “materiali” diversi al fine di realizzare una “visione” che gestisca il tempo della percezione estetica come se fosse una composizione musicale o poetica piuttosto che narrativa, nel senso classico del termine. Questo è possibile anche perché il costo della ripresa è ormai praticamente nullo. Il costo della pellicola o dei nastri video, e le successive spese di montaggio in studio, richiedevano una progettazione che permettesse di abbassarne i costi al minimo possibile. Già il video aveva abbassato notevolmente la necessità di una progettualità forte, ma con il cellulare mi pare che si possa parlare quasi di “post-progettazione” o di “progettualità in tempo reale”.

Così, per esempio, le riprese della camminata in casa le abbiamo fatte il 20 Luglio del 2009: anniversario dello sbarco sulla luna. La loro bassa definizione simile a quella delle immagini di quel fatidico giorno, la famosa frase “un piccolo passo per un uomo ...”, il senso di andata e ritorno che si percepiva nel nostro piano sequenza di circa due minuti, ci sono sembrati gli elementi con i quali giocare, anche ironicamente. Così abbiamo inserito il sonoro delle comunicazioni radio di quel lontano giorno del 1969, abbiamo scelto di usare la data come titolo e abbiamo scritto un testo poetico da sovrapporre alle immagini: ed ecco creato il “contesto” che ha permesso a quella ripresa di conquistare un senso estetico secondo noi concluso.

Altri esempi.

Le riprese fatte lanciando in aria il cellulare sono diventate Acrobatic perché ci sembrava potessero alludere alla soggettiva di un acrobata che si allena facendo salti mortali. Nel montaggio sono state eliminate le immagini nere che corrispondevano al momento della presa e del rilancio e si è aggiunta la musica di fisarmonica per dare quel clima da spettacolo di strada che rafforzasse l'illusione delle riprese in acrobatica.

Le immagini della passeggiata in città “come sott'acqua” sono diventate Non ti voltare. In realtà, il titolo esisteva già al momento delle riprese (come si vede nella clip) perché avevamo immaginato che la gente si sarebbe voltata per guardare verso il cellulare legato alle spalle di Francesca. Cosa accaduta solo in minima parte nonostante un vistoso mascheramento utilizzato da Francesca e Giordana per attirare l'attenzione verso di sé. L'elemento forte è quindi diventato la distorsione “subacquea” generata dal cellulare. Quindi, si è deciso di spingere su questo aspetto aggiungendo il sonoro di un'immersione. Questo forse poteva bastare. Ma poi mi è venuto in mente un testo del Subcomandante Marcos, dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, che parlava dell'importanza del cammino. Abbiamo scelto tre brevi frammenti e abbiamo provato a sovrapporli alle immagini. Ci è sembrato che il risultato fosse davvero bello ed evocativo. Lascio a chi vedrà il video l’opportunità di fare tutte le possibili connessioni tra parola, immagine e significato. Poi è nata l'esigenza di aggiungere un link alla fine del video in modo che se qualcuno volesse saperne di più su Marcos e l'E.Z.L.N. potesse avere una prima traccia per andare avanti. Da questo primo link è poi nata l'idea di mettere alla fine di ogni clip almeno un indirizzo web che portasse a un sito collegato più o meno direttamente all'argomento suggerito nel video.

I “contesti” sono stati quindi creati con l'inserimento di testi e con l'intervento sulla colonna sonora. Tutti i suoni utilizzati sono stati presi dalla rete ed erano liberi da diritti. Penso che servirebbe una riflessione specifica sul rapporto tra suono e immagine nel videocellulare, intanto posso segnalare che per noi è stato fondamentale. Anche l'inserimento dei testi è stato utile per sopperire al basso livello di “informazioni visive” date dal piccolo schermo.

L'unica clip che ha avuto un trattamento digitale dell'immagine è stata Survivor (la ripresa del piccione) che, oltre all'inserimento sonoro di un grande incidente automobilistico, è stata velocizzato e le è stato applicato un filtro che rendesse l'immagine più pittorica e visibile sullo schermo del cellulare. La ripresa originale era poco contrastata e molto appiattita.

Il solo inserimento del titolo, Uncle Bill, e un po' di montaggio è stato invece il “contesto” creato per alcune riprese notturne che avevo fatto dal terrazzo di casa e a me stesso come dormiente. Quanto sia importante la luce durante le riprese è scontato dirlo, per questo avevo provato a vedere cosa succedeva con poca luminosità e se era possibile ottenere risultati interessanti. Il titolo Uncle Bill ha così trasformato la clip in una dedica scherzosa alla prima video arte di Bill Viola; certamente comprensibile a pochi addetti ai lavori, ma anche di questa autoreferenzialità è fatto il mondo dell'arte.

Contesto” ironico anche per le immagini della “mano sinistra”: il titolo X-Hand files e la colonna sonora tipo film di fantascienza anni '60 ci sono sembrate le soluzioni migliori per dare un senso compiuto alle riprese fatte.

In effetti il valore “comico” o “stravagante” dei video per cellulare pare essere una delle doti fondamentali per la loro diffusione. I ragazzi si passano via Bluetooth i video che considerano “ganzi” e che magari hanno scaricato da Internet. (E qui sorvolo, dando per scontata una riflessione sull'importanza della diffusione di controinformazione attraverso questa modalità). Mia nipote mi ha passato così il primo video che ho visto sul mio cellulare, facendomi capire che era una pratica abbastanza diffusa. Ho così pensato che potesse essere una pratica auspicabile anche per gli appassionati di video arte. Per questo ho deciso di mettere tutte le clip on-line su una pagina web dedicata (oltre che sul classico YouTube) e scaricabili gratuitamente nel formato 3gp, che è quello più diffuso e leggero. Inoltre, c'è un tutorial che spiega tecnicamente come fare video con il telefono cellulare. È da considerare come un invito a provare a realizzare i propri prodotti più con finalità creative che documentative.

L'ultima clip che al momento ho messo on-line è Apnea. Praticamente riassume un po' tutte le diverse tecniche di “contestualizzazione” che abbiamo sperimentato negli altri video. Ho così trasformato le riprese di un normale pranzo tra amici in una piccola riflessione sul respiro.

Al momento ho in elaborazione altre tre clip. Ho scoperto che sul nuovo cellulare posso fare anche un minimo di montaggio e titolazione e devo confessare che giocare con queste “video figurine” è davvero gratificante. Anche se, immaginando i progressi tecnologici, saranno sempre meno “figurine” e sempre più “film”. O no?!

Giacomo Verde

1 I video sono consultabili sul sito: http://www.verdegiac.org/video-art-cell


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